Gianfranco, uomo di frontiera

Mi telefonò la prima volta, una quindicina d’anni fa da Parigi, dove seguiva un congresso mondiale di odontoiatria, e io a Milano dirigevo il “Corriere Salute”, l’inserto di medicina del “Corriere della Sera”. Dopo qualche mese mi chiamò da Rio de Janeiro dove stava facendo un master di chirurgia plastico-ricostruttiva tenuto dal grande Ivo Pitanguy. Passarono altre settimane e mi chiamò da Ginevra, una delle capitali scientifiche dell’odontoiatria. Finalmente incontrai due occhi brillanti di intelligenza e di curiosità. Divenne subito uno dei collaboratori più preziosi e letti del giornale, capace con l’umiltà dei grandi divulgatori di spiegare con parole semplici la complessità della medicina. Credo che il segreto di Gianfranco Aiello stia in quel suo vagabondare intellettuale, che lo porta in giro per il mondo, nei santuari della ricerca biomedica per conoscere, studiare, sperimentare. Un uomo di frontiera, moderno Ulisse, che con coraggio ha superato le colonne d’Ercole per navigare nel mare aperto della scienza. Un altro segreto professionale sta nelle sue mani, piccole, nervose, prensili e ambidestre: mani di chirurgo. Di grande chirurgo. A cui molti devono molto. Anch’io devo molto a Gianfranco e mi onora la sua amicizia.